Navalha

L’introduzione della “navalha” nell’ambito urbano brasiliano come metodo di difesa, risale al periodo in cui la capoeira stava evolvendo e sviluppandosi nelle città brasiliane, in particolare durante la fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo.

Durante questo periodo, la capoeira subì varie trasformazioni per adattarsi alla vita urbana e alle sfide che comportava. L’uso della navalha in questo contesto rappresentava sia una rappresentazione della violenza e dell’aggressività, sia un modo per affrontare le situazioni potenzialmente pericolose nelle strade delle città.

L’attribuzione specifica di chi abbia introdotto la pratica del “jogo de navalha” nell’ambito urbano brasiliano potrebbe essere oggetto di dibattito, in quanto le origini della capoeira sono spesso sfocate e complesse. Tuttavia, è generalmente accettato che il “jogo de navalha” sia emerso come una manifestazione della capoeira che si adattava alle nuove sfide dell’ambiente urbano, contribuendo a sviluppare uno stile di gioco unico e distintivo.

La capoeira in sé ha avuto come abbiamo già accennato tantissime trasformazioni nel tempo e la varietà di tutte queste trasformazioni le possiamo riscontrare ancora oggi osservando le diverse “lineagem” nei vari gruppi di Capoeira nel mondo , molti dei quali si “appoggiano” ad un periodo storico ben preciso al quale far riferimento in maniera più o meno radicale ,ed è per questo che troviamo in queste differenze di visioni un altro pezzo dello spirito della Capoeira molto importante la cui Verità della conoscenza non risiede in nessun Maestro o Gruppo specifico , ma in tutti i Maestri e gruppi di cui la capoeira nel mondo è composta.

Intorno al 1850 ci fu una migrazione portoghese importante verso il Brasile.

Il Portogallo stava passando un periodo di forte depressione e la popolazione più povera emigrava in Brasile trasferendosi nelle città e non nelle zone rurali come differentemente capitò in quello stesso periodo per molti migranti Italiani.

Tanta di questa migrazione portoghese arrivava soprattutto dalle città di Porto e Lisbona attratti anche ,dal fenomeno che si stava diffondendo un po’ in tutto il mondo la febbre dell’oro .

Gli immigrati portoghesi “malandro” cioè gente che viveva per lo più di espedienti chiamati anche fadista, (il cui nome prende origine da un canto nostalgico e straziante appunto il fado identificato allora come musica dei poveri benché diventato in seguito musica nazionale ma in quel periodo la elite portoghese lo ripudiava causa le sue radici troppo popolari ,un po’ come successe con il samba in Brasile nello stesso periodo).

Insieme al fado ed a questa immigrazione portoghese estremamente povera arrivò (non che non ci fosse stata prima ma sicuramente in forma più importante) anche l’ uso della navalha .

I capoeiristi principalmente di etnia africana prediligevano in quel periodo bastoni e pietre per creare disordini o riconquistare pezzi di territorio cittadino che veniva spartito e tenuto sotto controllo dalle Maltas di quel periodo , vere e proprie bande di quartiere violente molto spesso assoldate dai ricchi per fini politici.

Ecco che i portoghesi introdussero in queste dispute in maniera più consistente la navalha, che fu per così dire” l’apporto portoghese” all’interno della capoeira soprattutto nelle città di Rio e San Paolo . Molti portoghesi divennero anche abili Capoeiristi come per esempio Santana che sfidò il leggendario Manduca da Praia , Ma questa e’ un’altra storia.

La teatralità che si sviluppa all’interno del “jogo de navalha” é per così dire una sorta di ‘rievocazione storica” di ciò che fu in passato mantenuto e trasformato sotto una forma di gioco rappresentativo, ciò che una volta gioco per l’ appunto, non era.

Nel passaggio per prendere la corda viola nel gruppo Centro Cultural Senzala ritroviamo il jogo de Navalha che rappresenta un ulteriore step importante del capoerista che diventerà professore del gruppo. Ebbene sempre sottolineare che le graduazioni nel gruppo senzala e in moltissimi altri gruppi sono riconoscimenti che servono principalmente all’organizzazione interna del gruppo,Ciò che di importante la capoeira ha preservato è che un capoerista pur non appartenendo allo stesso gruppo ha un secondo riconoscimento da parte della comunità capoeiristica che in maniera differente riconosce il contributo che il capoerista ha dato al proprio gruppo o più In generale alla capoeira affinché quest’ultima potesse aver più forza per vivere nel tempo

A introdução da “navalha” no contexto urbano brasileiro como método de defesa remonta ao período em que a capoeira estava evoluindo e se desenvolvendo nas cidades brasileiras, especialmente durante o final do século XIX e o início do século XX. Durante esse período, a capoeira passou por várias transformações para se adaptar à vida urbana e aos desafios que ela trazia. O uso da “navalha” nesse contexto representava tanto uma manifestação de violência e agressividade quanto uma forma de lidar com situações potencialmente perigosas nas ruas das cidades.A atribuição específica de quem introduziu a prática do “jogo de navalha” no contexto urbano brasileiro pode ser objeto de debate, uma vez que as origens da capoeira frequentemente são obscuras e complexas. No entanto, é geralmente aceito que o “jogo de navalha” tenha surgido como uma manifestação da capoeira que se adaptou aos novos desafios do ambiente urbano, contribuindo para desenvolver um estilo de jogo único e distintivo.A capoeira em si passou por muitas transformações ao longo do tempo, e a variedade dessas transformações pode ser observada ainda hoje ao examinar as diferentes “linhagens” nos vários grupos de capoeira ao redor do mundo. Muitos desses grupos se baseiam em um período histórico específico ao qual fazem referência de maneira mais ou menos profunda. Por isso, encontramos nessas diferenças de visões mais um elemento do espírito da capoeira, cuja verdade não reside em nenhum Mestre ou Grupo, mas em todos os Mestres e grupos dos quais ela é composta.É importante lembrar, por exemplo, que por volta de 1850 houve uma importante migração de portugueses para o Brasil. Portugal estava passando por um período de forte depressão e os mais pobres emigraram para o Brasil, estabelecendo-se principalmente nas cidades em vez das áreas rurais, como aconteceu naquele período com muitos italianos. Eles vinham principalmente das cidades do Porto e Lisboa e muitos eram atraídos pelo que se tornou uma febre global pelo ouro.Junto com o fado e essa migração portuguesa extremamente pobre, também veio o uso da “navalha”. Os capoeiristas, principalmente de origem africana, preferiam bastões e pedras para criar tumultos ou recuperar territórios urbanos divididos pelas gangues da época. Foi assim que os portugueses introduziram de forma mais significativa a “navalha” nessas disputas, o que foi de certa forma a contribuição portuguesa para a capoeira, especialmente nas cidades do Rio e São Paulo. Muitos se tornaram hábeis capoeiristas, como Santana, que desafiou o lendário Manduca da Praia, mas essa é outra história.A teatralidade desenvolvida no “jogo de navalha” é uma espécie de “evocação histórica” do que foi no passado, mantendo-o sob a forma de um jogo mais representativo do que era uma vez. Com a transição para a corda violeta no grupo Centro Cultural Senzala, encontramos novamente o “jogo de Navalha”, que representa um passo seguinte na jornada do capoeirista. Vale ressaltar sempre que as graduações no grupo Senzala e em muitos outros grupos são cores atribuídas a uma corda que servem principalmente para a organização interna do grupo. O que a capoeira preservou de importante é que um capoeirista, mesmo não pertencendo ao mesmo grupo, recebe um segundo reconhecimento por parte da comunidade capoeirística, que reconhece de maneira diferente a contribuição que o capoeirista deu ao seu próprio grupo ou, de forma mais geral, à capoeira, para que esta pudesse ter mais força ao longo do tempo.